
La “colla” radioattiva che sfida i tumori: Betaglue incassa 11,5 milioni e accelera la cura
Dimenticate la radioterapia classica: la startup italiana ha inventato una matrice che colpisce il cancro dall'interno con la precisione di un cecchino. E gli investitori ci credono.
Quando sentiamo la parola “radioterapia”, il pensiero corre subito a cure lunghe, invasive e spesso pesanti per il corpo. Ma se vi dicessi che un team di scienziati italiani ha trovato il modo di portare la radiazione esattamente dove serve, incollandola al tumore senza toccare nulla intorno?
Non è fantascienza, è Betaglue Technologies, la startup biotech che sta facendo parlare di sé in tutta Europa e che ha appena chiuso un round di investimento stellare da 11,5 milioni di euro.
Una cifra importante, che profuma di speranza per migliaia di pazienti e di successo per il Made in Italy tecnologico.
BAT-90: Il cecchino molecolare
Ma cos’è esattamente questa “Betaglue”?
Immaginate di dover colpire un bersaglio piccolissimo in una stanza piena di cristalli preziosi. Se usate un cannone (la radioterapia classica esterna), rischiate di rompere tutto.
Betaglue ha inventato BAT-90: una tecnologia che permette di iniettare direttamente dentro il tumore (o sulla parete chirurgica dopo averlo rimosso) una matrice contenente micro-particelle radioattive.
Questa “colla” speciale ha due superpoteri:
Resta dov’è: Non va in giro per il corpo, proteggendo gli organi sani.
Colpisce duro: Permette di somministrare dosi di radiazioni molto più alte ed efficaci, in tempi brevissimi (spesso basta una sola seduta!).
È pensata per tumori solidi difficili (fegato, rene, polmone, seno) e potrebbe cambiare la vita a chi, fino a ieri, era considerato inoperabile.
Un round da Champions League
L’innovazione è bella, ma per portarla in ospedale servono soldi. Tanti soldi.
Ecco perché la notizia del giorno è il nuovo aumento di capitale da 11,5 milioni, guidato da player di peso come LIFTT (il venture capital presieduto da Stefano Buono, uno che di fisica nucleare e business se ne intende) e Finpiemonte.
Con questo “tesoretto”, che porta la raccolta totale a quasi 18 milioni, il CEO Antonino Amato e il suo team hanno un obiettivo chiaro: completare gli studi clinici e ottenere la marcatura CE e l’approvazione FDA americana. In pratica: portare il prodotto dal laboratorio al letto del paziente nel minor tempo possibile.
Perché è una storia da seguire
Betaglue ci piace perché incarna il meglio dell’ecosistema startup italiano:
Scienza Hard: Niente app per consegnare pizze, qui c’è dietro fisica e medicina di alto livello.
Impatto Reale: Parliamo di salvare vite e migliorare la qualità della degenza.
Visione Globale: Una tecnologia nata in Italia ma pronta a scalare negli ospedali di tutto il mondo.
Mentre spesso ci perdiamo a discutere se l’Intelligenza Artificiale sostituirà gli scienziati, realtà come Betaglue ci ricordano che la ricerca “sul campo” (o meglio, in corsia) è più viva che mai.
Un grosso in bocca al lupo a questo team: quando l’innovazione cura, facciamo tutti il tifo per lei.
Per saperne di più sulla loro tecnologia: www.betaglue.com
