CECILIA ZORZI – L’ABITANTE dell’OCEANO
Cecilia, 29 anni, è nata in Trentino ma vive da sempre il mare perché forse nella vita precedente era una fantastica delfina o addirittura una splendida sirena.
La vela d’altura è da sempre considerata una sfida avvincente, un’avventura che mette alla prova il coraggio e le competenze di chi si imbarca per attraversare gli oceani.
Sebbene sia stata tradizionalmente vista come un mondo dominato dagli uomini, sempre più donne stanno emergendo come figure di spicco in questo affascinante mondo marino. Questo articolo/ intervista esplora il viaggio di una donna, Cecilia, che ha abbracciato la vela d’altura, sfidando stereotipi e dimostrando che il mare è un terreno di gioco aperto a tutti.
Navigare attraverso il mare è molto più di un viaggio fisico. È un’esperienza che apre gli occhi alla bellezza della diversità, alla fragilità del nostro pianeta e alla forza interiore che risiede in ciascuno di noi. Attraverso il mare, possiamo aprirci al mondo in modi che cambiano la nostra prospettiva e ci connettono a qualcosa di più grande di noi stessi. L’orizzonte oceanico diventa così uno specchio dell’infinita possibilità di scoperta e crescita personale.
Cecilia è una giovane donna piena di determinazione, passione ed energia per affrontare le sfide che la vita ci propone e l’oceano è il mezzo attraverso il quale farlo.
Cecilia si sta preparando con capacità, tenacia e passione alla MINI TRANSAT 2025 (link) – una traversata atlantica, da completare in solitario e senza assistenza o contatti con la terraferma – che la impegnerà nell’affrontare questa importante sfida fin da subito. Ogni due anni decine di skipper lasciano le coste francesi alla volta delle Canarie, tappa obbligata prima del lungo viaggio verso i Caraibi.
Per comprendere meglio chi è Cecilia, cosa la spinge ad affrontare il mare aperto anche senza i moderni strumenti tecnologici come il GPS (oggi fondamentale per la navigazione), le abbiamo fatto alcune domande.
”Ciao Cecilia ti abbiamo conosciuta a Novembre 2023 alla presentazione del tuo progetto Mini Transat 2025 presso la sede del tuo principale sponsor Logica Informatica e subito ci ha colpito la tua passione per ciò che fai.
- Come hai sviluppato le tue abilità di navigazione?
”Ho cominciato ad andare in barca a 6 anni sul lago di Caldonazzo, in Trentino. Ho proseguito il mio percorso prima sul Lago di Garda e poi al mare, dove mi sono veramente innamorata di questo sport. Da allora non ho mai smesso di allenarmi, sia a terra che in mare.”
- Quali sfide di solito si presentano durante lunghe traversate?
”Sfidare la natura non è mai semplice, ma alla fine credo che la sfida più grande sia con se stessi. Affrontare ogni difficoltà da sola è la parte più difficile, soprattutto a livello mentale.
L’ambiente sicuramente è ostile e lo sforzo fisico non indifferente. Passiamo giorni e giorni sempre bagnati e al freddo, con le ore di sonno ridotte al minimo.”
- C’è un luogo specifico nell’oceano che consideri il tuo preferito? Perché?
”Non ho un luogo specifico, ma questa estate sono rimasta strabiliata dal Golfo di Guascogna. Ha un cielo e dei colori che non avevo mai visto. Le nuvole lassù sono molto diverse dal Mediterraneo, sembra quasi che il cielo sia più grande.”
- Come gestisci le tempeste o le condizioni meteorologiche avverse in mare?
”La cosa che cerco di tenere a mente è che tutto passa. Cerco di affrontare un momento alla volta senza dimenticare che a un certo punto il vento e l’onda caleranno, potrò finalmente togliermi la cerata e godermi un’alba tranquilla o schiacciare un pisolino.”
- Puoi condividere una storia interessante o divertente che ti è successa in mare?
”Questa non è proprio divertente, ma sicuramente è stata un’avventura interessante. Lo scorso ottobre sono partita per un percorso di qualifica di 1000 miglia in solitario. Da Genova avrei dovuto girare le Baleari per poi rientrare a Roma. Al terzo giorno di navigazione, all’inizio del Golfo del Leone, dopo diverse ore che affrontavo venti con raffiche oltre i 40 nodi e onde che frangevano sul ponte, mi sono accorta che stavo imbarcando acqua. Uno dei perni che tenevano la chiglia attaccata si era spezzato, aprendo una via all’acqua e soprattutto mettendo a rischio la stabilità della barca. In chiglia e bulbo infatti si concentra quasi il 50% del peso di tutta la barca, e sono le uniche cose che la tengono dritta. Perderle significherebbe rovesciarsi.
Dopo aver allertato la guardia costiera francese mi sono diretta verso la terra più vicina, che era comunque a 50 miglia da me. Non ci potevo credere quando dieci ore dopo sono entrata in porto, portando in salvo me e la barca.”
- Qual è il segreto per mantenere alta la moralità durante i lunghi viaggi in mare aperto?
”Purtroppo un segreto non c’è. Nei momenti difficili a me aiuta tanto la musica quindi prima di partire preparo sempre un sacco di playlist. Anche la cambusa per me è fondamentale, avere un cibo comfort è importante. Non parto mai senza popcorn e una tavoletta di buon cioccolato.”
- Che cosa ti ha insegnato il mare?
”In mare si torna a una sorta di vita primitiva. Le cose importanti tornano a essere rimanere al caldo, nutrirsi e riuscire a dormire un po’. Perdiamo tutto il superfluo e torniamo a dei bisogni basic, torniamo ad ascoltare il nostro corpo e a capire cosa gli serve davvero. Il mare mi ha insegnato questo, ad ascoltare e apprezzare le piccole cose che alla fine sono quelle che danno più felicità. E mi ha aiutato a ritrovare un legame molto profondo con la natura. È incredibile quanto il nostro umore e il nostro benessere siano influenzati dalla luce del sole, quanta gioia ci dia un’alba dopo una notte impegnativa. A terra molto spesso neanche ci faccio caso.”
- Quali messaggi vuoi trasmettere al “popolo terrestre” che ti segue?
”Io sto portando avanti una campagna per dimostrare che il talento non ha genere. Da sempre il mare è considerato un posto da uomini, dove noi donne non dovremmo stare. E invece abbiamo tutti lo stesso diritto di andare la fuori e sfidare noi stessi e gli altri, indipendentemente dal genere a cui ci sentiamo di appartenere.”
- Quali consigli daresti a chi sogna di diventare un navigatore o skipper come te?
”Il consiglio più grande è non mollare. Gestire un progetto così grande spesso sembra impossibile. Tante volte ho pensato di non farcela, e un passo alla volta invece ho superato molte cose che mi facevano paura. Quindi non fermatevi alla prima difficoltà o alla prima tempesta, tornate a navigare che alla fine ne vale sempre la pena.”
Il messaggio che porta Cecilia è un messaggio “IMPORTANTE”… aiutiamola anche con un piccolo sostegno.
Perfino un caffè in mezzo al mare :-) può far superare la più spaventosa delle onde. Clicca QUI per farlo
E per chi vuole diventare SPONSOR sono aperte le iscrizioni e ci sono già le prime importanti partecipazioni.
(puoi scrivere direttamente a : ceciliainoceano@gmail.com)
Non possiamo perdere questa occasione per supportare i buoni propositi che poi, alla fine, sono di ognuno di noi.
Aiutiamoci!!
Barbara Tangari