Food

La blockchain incontra il settore agroalimentare

La blockchain è una tecnologia che permette di registrare un’operazione attraverso una catena di blocchi, ciascuno dei quali contiene una serie di informazioni tracciabili e immutabili. In un sistema blockchain ogni nuova immissione di dati forma un blocco a sé stante che si concatena al blocco precedente senza alterarlo o modificarlo. Utilizzata soprattutto in relazione alle criptovalute, la particolare tecnologia sembra aver conquistato anche il settore agroalimentare.

Stando ai dati pubblicati lo scorso 15 marzo dall’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano, infatti, sarebbero sempre di più le imprese italiane pronte a scommettere sui progetti di tracciabilità blockchain per i loro prodotti. Tra il 2019 e il 2021 i progetti pilota sono passati dal 24% al 28%, e i progetti operativi dal 4% al 17%.

“È il segno che siamo di fronte a un progressivo consolidamento della tendenza e che non si tratta di un semplice hype – dice Chiara Corbo, direttrice dell’Osservatorio Smart Agrifood, intervistata da Federico Turrisi per StartupItalia – Negli anni passati c’è stata un’esplosione di interesse da parte delle aziende, allettate soprattutto dalle opportunità commerciali, ma adesso ci si approccia al tema in maniera più ragionata. Del resto, l’utilizzo della tecnologia blockchain rientra a pieno titolo nei processi di innovazione del settore agroalimentare”.

La tracciabilità della filiera

Tra i motivi che spingono gli operatori del settore a ricorrere alla tecnologia blockchain c’è sicuramente la volontà di esaltare il processo di realizzazione del Made in Italy. Attraverso la tracciabilità di filiera un produttore può, ad esempio, porre l’accento sulla provenienza della materia prima utilizzata, dare risalto ai processi di produzione e di trasformazione, dimostrare il rispetto degli standard qualitativi e di sostenibilità ambientale e sociale. Ma gli aspetti positivi non si limitano al marketing.

“I benefici offerti dalla blockchain riguardano soprattutto l’efficienza della supply chain – sottolinea Chiara Corbo su StartupItalia – è possibile monitorare in maniera più agevole le varie fasi della produzione e garantire una maggiore integrazione tra i dati e la piattaforma, facilitando per esempio i processi di verifica e controllo delle pratiche di sostenibilità. O ancora, grazie alla velocità di recupero del dato, si possono migliorare le procedure di richiamo di un lotto danneggiato. Più la raccolta delle informazioni viene automatizzata (attraverso sensori e altri dispositivi), meglio è, anche a garanzia della veridicità del dato”.

Barbara Tangari

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Barbara Tangari

Iscritta all’Albo speciale degli Avvocati abilitati innanzi alle giurisdizioni superiori. Il suo obiettivo è guidare e consigliare i propri clienti, per riporre al sicuro le proprie idee di business che potranno un giorno diventare idee di capitali.
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