Anche Europa e Italia nella nuova corsa alla Luna
Esm, ovvero European Service Module. E’ il contributo europeo al programma Artemis della Nasa, volto a riportare l’uomo sulla Luna per una nuova avventura.
Esm ha già visto a lavoro tremila europei e un consorzio industriale di cui l’Italia rappresenta il 30% (seconda forza dopo quella tedesca, il 60%). Il modulo provvederà a fornire aria, elettricità e propulsione alla capsula Orion, quella che da Artemis III, la terza missione del programma, porterà la prima donna della storia e il prossimo uomo sul suolo selenico.
“Analogamente al motore di un treno che traina le carrozze passeggeri e fornisce energia – ha chiarito l’Agenzia spaziale europea – Esm fungerà da propulsore per l’Orion Crew Module nel suo viaggio verso lo spazio e il ritorno sulla Terra”.
Un viaggio che potrebbe iniziare nella prima finestra di lancio disponibile, fra il 7 e il 21 maggio, oppure fra il 6 e il 16 giugno, quando, dalla rampa 39B di Cape Canaveral, lo Space Launch System (o Sls) porterà oltre l’atmosfera Orion ed Esm, pronti a separarsi dal vettore due ore dopo il lancio per iniziare una prima missione senza equipaggio.
Proprio in questi giorni si svolgerà l’ultimo test, il cosiddetto wet dress rehearsal, durante il quale la Nasa caricherà i serbatoi dell’Sls, già sulla rampa da qualche giorno, e simulerà tutte le operazioni fino a dieci secondi dalla partenza. Solo dopo quest’ultima verifica si conoscerà la data inaugurale del secondo programma lunare della storia occidentale, programma che, rispetto ad Apollo, vede un forte contributo europeo.
“Allora si andò sulla Luna per dimostrare di esserne in grado: era il traguardo di una gara fra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Oggi vogliamo tornare sul suolo lunare per dimostrare di poterci vivere, lavorare, per sfruttarne le risorse. E per poi andare oltre. In primis su Marte, dove puntiamo di portare astronauti nei prossimi decenni” dice Philippe Deloo, project manager di Orion per l’Esa. In quanto alla situazione in Ucraina, “non avrà impatti sugli sugli inizi del programma lunare, cui la Russia non ha mai aderito – spiega Deloo – e nemmeno sui suoi sviluppi: sebbene fosse previsto che per le missioni successive ad Artemis III alcuni materiali arrivassero dalla Russia, abbiamo alternative valide e praticabili”.
Barbara Tangari