Green Economy

Il ruolo dell’innovazione nella lotta al cambiamento climatico

Il 28 febbraio l’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) delle Nazioni Unite ha pubblicato il suo ultimo rapporto sullo stato del clima. I dati emersi non sono rassicuranti: l’innalzamento del livello dei mari, le ondate di calore, siccità e incendi, viaggiano più spediti di quanto gli scienziati si aspettassero vent’anni fa: come sottolineato durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati dello studio da Camille Parmesan, della University of Plymouth e la University of Texas di Austin, ”una delle conclusioni più sorprendenti del rapporto è che stiamo riscontrando come gli effetti avversi siano molto più diffusi e molto più negativi di quanto previsto nei rapporti precedenti”.

Secondo il rapporto – redatto da centinaia di ricercatori provenienti da sessantasette paesi, che hanno esaminato più di 34mila riferimenti scientifici – se il mondo raggiungesse i due gradi di aumento delle temperature rispetto all’epoca preindustriale, fino al diciotto per cento delle specie degli ecosistemi terrestri sarebbe molto probabilmente a rischio di estinzione. Nemmeno l’uomo sfuggirebbe ai rischi per la salute causati da un mondo più caldo.

Il rapido riscaldamento della Terra sta inoltre compromettendo la capacità delle grandi aree verdi del pianeta di catturare il carbonio in eccesso dall’atmosfera. “Alcuni luoghi – spiega Parmesan – anche in zone incontaminate, come la foresta pluviale amazzonica vergine ancora intatta e parti del permafrost in Nord America e nella Siberia settentrionale, stanno iniziando a trasformarsi da serbatoi di carbonio, capaci di assorbire più anidride carbonica di quanto ne emettano, a fonti nette di carbonio”.

I rischi e le opportunità per le aree urbane

In questo contesto, emerge dal rapporto un ruolo ambivalente delle città: da una parte punto critico, dall’altra possibile punto di svolta. Proprio dalle città, e dalla loro riorganizzazione, potrebbe infatti arrivare una importante opportunità: non solo maggiori spazi verdi, per raffreddare e abbellire i quartieri, ma soluzioni innovative che possano ristabilire un nuovo equilibrio con l’ambiente.

“Mentre investiamo nel miglioramento delle nostre infrastrutture di edilizia pubblica, facciamolo in modo lungimirante, assicurandoci che siano efficienti dal punto di vista energetico – dice Rachel Cleetus, responsabile delle politiche del programma Clima ed energia presso la Union of Concerned Scientists e coautrice del rapporto – Abbiamo davvero l’opportunità di migliorare le nostre infrastrutture in un modo che permetta di affrontare le disuguaglianze storiche e di investire anche nella resilienza climatica”.

In una strategia multisolving, risulta allora centrale il ruolo delle smart city, città funzionali ed ecologiche, in cui possano trovare sempre più spazio tecnologie come manti stradali e vernici per i tetti riflettenti, in grado di deviare l’energia del sole verso lo spazio, piccoli orti sui tetti all’ombra di pannelli solari capaci di generare energia e raffreddare un edificio, o strade che catturano l’acqua piovana invece di trasportarla al mare.

Insomma, se una speranza esiste, questa risiede nella capacità di resilienza e di cambiamento costruttivo della società. Le nuove città, in questo cambiamento, avranno un ruolo fondamentale, non solo proteggendo gli abitanti da un mondo sempre più caldo, ma ristabilendo, nel tempo, un rapporto simbiotico con la natura.

Barbara Tangari

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Barbara Tangari

Iscritta all’Albo speciale degli Avvocati abilitati innanzi alle giurisdizioni superiori. Il suo obiettivo è guidare e consigliare i propri clienti, per riporre al sicuro le proprie idee di business che potranno un giorno diventare idee di capitali.
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