Criobiostampa, una nuova tecnica per conservare i tessuti biologici stampati in 3D
Conservare più a lungo i tessuti biologici stampati in 3D, preservandone l’integrità. La Harvard Medical School, con la partecipazione dell’Universita’ canadese McGill, ha sviluppato a questo fine una innovativa tecnica di produzione, descritta sulla rivista Advanced Materials.
La biostampa in 3D
Pelle, cartilagine, protesi ossee. Già da qualche anno la stampa di tessuti biologici in 3D è una concreta possibilità. Già nel 2016, un dispositivo messo a punto dal Wake Forest Institute for Regenerative Medicine di Winston-Salem, North Carolina, era in grado di utilizzare cellule in sospensione come “inchiostro”, per produrre organi vivi da usare nei trapianti. Durante i primi esperimenti, sostenuti dallo US Armed Forces Institute per la medicina rigenerativa, gli scienziati del Wake Forest Institute avevano realizzato un frammento di osso di mascella e del tessuto muscolare, e trapiantato un orecchio stampato in 3D su alcuni topi da laboratorio.
Negli anni la ricerca è andata avanti, consentendo, passo dopo passo, di riprodurre vari organi a partire da una pasta di molecole organiche e cellule staminali. Restava però il problema di poter conservare i tessuti stampati in 3D per lunghi periodi.
Su questo aspetto si è così concentrata la ricerca della Harvard Medical School, che ha compiuto un significativo passo avanti, integrando le procedure per la stampa 3D con le tecniche di crioconservazione.
”La criobiostampa puo’ conferire ai tessuti biostampati una durata di conservazione prolungata – ha affermato il coordinatore dello studio, Shrike Zhang – Abbiamo raggiunto per ora fino a tre mesi di conservazione, ma la durata potrebbe essere prolungata ulteriormente”.
La stampa 3D dei tessuti biologici, spiegano i ricercatori, viene realizzata su una piastra ultra fredda e in un’ambiente a bassissima temperatura; il campione ottenuto viene immediatamente spostato in contenitori raffreddati con azoto liquido. Diversi i tipi di tessuti che gli scienziati sono riusciti ad ottenere nel corso dei primi test, come fibre muscolari, stampate a partire da mioblasti (cellule che danno origine alle cellule muscolari) e fibroblasti (da cui si origina il tessuto connettivo), fino a tessuti nervosi.
“Questa nuova tecnica, che chiamiamo criobiostampa 3D verticale – sottolinea Shrike Zhang – potrebbe avere un’ampia applicazione nell’ingegneria dei tessuti, nella medicina rigenerativa, nella scoperta di farmaci e nelle terapie personalizzate”.
Barbara Tangari