Life Sciences

Fibra in grafene contro il covid

Le mascherine antivirali attente all’ambiente

“Diverse ricerche internazionali hanno dimostrato come il grafene disperso nelle matrici polimeriche abbia un importante effetto antivirale e antibatterico, oltre alle proprietà meccaniche e termiche note. Per questo motivo, sin dallo scoppio della pandemia, abbiamo deciso di lavorare con il grafene per dare un contributo concreto alla lotta al covid”. Così, Andrea Di Filippo, fondatore di Hygraner racconta la nascita del progetto che ha portato alla realizzazione di un tessuto antivirale e sicuro, oltre che attento all’ambiente. “Abbiamo ottenuto tutte le certificazioni presenti sul mercato – spiega – in particolar modo quelle legate ai test per impedire che il materiale delle mascherine potesse essere rilasciato nell’ambiente ed essere inalato. I nostri prodotti sono quindi sicuri per la salute delle persone e attente alla sostenibilità ambientale, tematica importantissima al giorno d’oggi”.

Salute ed Economia circolare

Hygraner è la startup abruzzese che ha brevettato il polipropilene additivato al grafene, un metodo di produzione del grafene rispettoso dell’ambiente, già impiegato nelle mascherine antivirali. Sfruttando i materiali organici degli scarti agricoli, ogni prodotto può essere riciclato o usato per la realizzazione di filtri per le acque e per i tessuti delle mascherine.

L’obiettivo della startup è quello di continuare a contrastare l’emergenza sanitaria in corso “preservando la salute delle persone e prestando attenzione alla sostenibilità ambientale”.

Hygraner ha così sviluppato, con un brevetto innovativo, delle microfibre antivirali già applicate da un partner nella produzione delle mascherine anti Covid con l’implementazione del grafene all’interno del prodotto e non attraverso la tecnica dello “spruzzamento”.

Fibra in grafene

Sfruttando la tecnica del Meltblown e Spunbound, la fibra stessa del tessuto è realizzata in grafene. Hygraner si differenzia in questo modo dai competitor, che hanno invece puntato su tecniche di deposizione post tessitura con una patina depositata sul tessuto, riducendo i costi e le difficoltà ad essa legate, ma abbassando la persistenza dell’effetto nel tempo.

“Il metodo di produzione del grafene implementato – spiegano dalla startup – è altamente sostenibile: sfruttando i materiali organici degli scarti agricoli, infatti, ogni prodotto può essere riciclato o utilizzato per la realizzazione di filtri per le acque come nel caso dei tessuti per le mascherine”.

I tessuti di diversa grammatura e porosità, inoltre, consentono di realizzare mascherine di tipo chirurgico IIR, FFP2 e FFP3, garantendo una maggiore respirabilità e traspirabilità rispetto a quelle presenti sul mercato a parità di PFE e BFE con prezzi in media delle mascherine FFP2.

“Hygraner – dicono dalla startup – ha anche messo a punto diverse soluzioni con Università, Centri di Ricerca e Aziende private allo scopo di trasferire le proprietà del grafene a materiali che, per via della loro natura, ne risultano privi o carenti. In questo modo si possono ottenere miglioramenti di tipo meccanico, termico, elettrico, e molti altri, che possono essere raggiunti selettivamente o in maniera meno evidente complessivamente”.

Barbara Tangari

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Barbara Tangari

Iscritta all’Albo speciale degli Avvocati abilitati innanzi alle giurisdizioni superiori. Il suo obiettivo è guidare e consigliare i propri clienti, per riporre al sicuro le proprie idee di business che potranno un giorno diventare idee di capitali.
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