Life Sciences

Life Sciences, terreno fertile per lo sviluppo di nuove startup ad alto potenziale

Premessa: L’innovazione nel settore Life Sciences, sta diventando sempre più strategica sia nell’ecosistema italiano che globale. L’attenzione verso questi temi è in crescita esponenziale da parte della realtà corporate e degli investitori. Come emerge dai dati Kpmg Startup Trend Index, il 9% degli articoli in tema startup verte su innovazioni scienze della vita, e il 12% riguarda deals in ambito aziende Life Sciences & Health Care.

Startup Life Sciences e Corporate modello di open innovation

A differenza di altre realtà imprenditoriali dove si incomincia solo ora a comprendere il valore dell’innovazione apportata dalle startup nell’ambito scienze della vita, le grandi corporate Pharma e Biotech, investono risorse importanti nel finanziare iniziative imprenditoriali su questi temi, oppure nell’acquisizione diretta di queste aziende. Ciò consente loro di accedere a tecnologie ad alto potenziale, esternalizzando e ottimizzando i processi di ricerca e sviluppo.

Qualche esempio…

A partire dalla Silicon Valley fino ad arrivare all’Italia, sono in aumento i programmi di accelerazione organizzati da Aziende farmaceutiche, come ad esempio, Novartis con il programma Bioupper, e Zcube del gruppo Zambon, in collaborazione anche con investitori istituzionali. Questi bandi sono finalizzati a promuovere la crescita di startup nel settore Life Sciences, mediante l’erogazione di grant, ma soprattutto, apportando il know–how specialistico delle grandi corporate, necessario per superare tutti gli step di validazione e di autorizzazione propedeutici all’ingresso sul mercato. Tale modello si sta dimostrando vincente considerati l’aumento dei progetti presentati e la loro qualità.

Startup Early stage o Late stage?

Questione interessante è la fase in cui gli investitori professionali e corporate investono nelle startup scienze della vita. Le risorse da investire in queste tipologie di startup, specialmente sul Pharma e Biotech, sono cospicue, e il rischio di fallimento è particolarmente elevato (c.d. attrition rate), considerato che molti progetti non superano la fase pre-clinica, e ancora di più quella clinica.

Tali aspetti influiscono particolarmente sui deals in questo settore. I VC e i CVC soprattutto europei, nonostante l’innata propensione al rischio, tendono ad investire nelle aziende late stage, preferendo quelle realtà che abbiano superato quantomeno la fase preclinica. Ciò consente loro di diminuire il rischio di fallimento del loro investimento.

Tuttavia, per quanto riguarda il biotech, negli Stati Uniti aumentano gli investimenti anche early stage di grandi fondi istituzionali e delle grandi aziende farmaceutiche.

Al contrario, nel settore farmaceutico puro, si continua ad investire nelle startup late stage, costringendo le università e gli spin-off accademici a dipendere dall’erogazione di fondi pubblici, necessari per raggiungere la fase late stage, essenziale a sua volta per poter risultare appetibili agli investitori. Non mancano le eccezioni. Si ricorda il deals del dicembre 2016 della startup italiana Creabilis, specializzata nello sviluppo di pharma dermatologici, acquistata per circa 150 milioni di dollari

Quali sono i trend e le opportunità del settore?

Le specializzazioni delle tecnologie Scienze della Vita sono di portata sempre maggiore, a partire dalle realtà più legale al digital, come quelle sulla digitalizzazione di dati e cartelle cliniche, sul miglioramento della qualità della vita di pazienti, fino ad arrivare a soluzioni più core, relative alla diagnostica, al drug delivery, ossia modalità di veicolazione del farmaco, e al medical device.

Altre opportunità ancora poco esplorate sono quelle legate allo sviluppo di tecnologie e software per l’analisi di fattibilità delle molecole che diventeranno dei farmaci, con predizioni circa eventuali tossicità ed effetti collaterali delle molecole, oltre all’eventuale riposizionamento del farmaco “drug repositioning”. Ciò consente di ridurre in anticipo il rischio di insuccesso di tali prodotti, incentivando gli investimenti anche nelle fasi più early stage, con il conseguente sviluppo di startup e spin off in tale ambito.

Luca Rossi

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5 Commenti

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