
Startup in Italia, le famiglie finanziano il 30% delle nuove imprese
L’ultimo rapporto del Global Entrepreneurship Monitor (Gem) sulla finanza imprenditoriale e mondo startup, che ha analizzato modelli di finanziamenti di nuovi business in tutto il mondo, ha rilevato come la crisi finanziaria globale abbia lasciato un segno persistente sull’imprenditorialità in tutti i paesi.
L’analisi effettuata ha mostrato come negli ultimi 10 anni la disponibilità di risorse e fonti di finanziamento, nonché il costo di avvio di un’impresa si sono molto evoluti. L’importo medio, tra i diversi paesi, per avviare una nuova attività di business, è passato da un importo di 54mila dollari nel 2004 ad una cifra di appena 13mila dollari nel 2015.
Investimenti e opportunità
L’Italia è stato uno dei 60 paesi analizzati dal report di ricerca annuale. I dati hanno portato risultati molto negativi per il nostro paese. In Italia servono circa 50mila euro per avviare un’impresa e il 30% degli startupper si fa finanziare dalla famiglia. Tutto ciò è dovuto alle grandi difficoltà di accesso ai finanziamenti che resta uno dei più gravi problemi per le piccole e medie imprese sempre più in difficoltà.
Considerata la situazione, risulta quasi una scelta obbligata per l’imprenditore, alla ricerca di risorse per la sua attività di impresa, chiedere contributi ad amici e parenti (i cosiddetti investitori informali), oppure ricorrere ai suoi risparmi personali.
Nuove modalità di accesso al credito
Le banche restano un interlocutore importante per trovare risorse per avviare la propria attività di business, ma nell’ultimo periodo molte sono state le soluzioni alternative, che gli imprenditori, specie quelli più giovani, stanno seguendo con maggiore costanza per reperire liquidità. In particolare le nuove forme di finanziamento si legano a nuovi modelli come il peer-to-peer lending, il crowdfunding, la microfinanza e le cooperative di comunità.
Quelli che vivono la situazione più critica, specie nel sud Italia, sono spesso le giovani donne imprenditrici, sempre più vittime di discriminazioni da parte degli istituti di credito tradizionali. Nonostante i fondi governativi giochino un ruolo importante per la crescita di nuove imprese, il loro supporto è ancora troppo debole, per vedere risultati rilevanti in termini di creazione di valore, e come sempre, la conseguenza è la mancata creazione di posti di lavoro e lo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali.
Gabriele Ferrieri